Ritorna “We Are Made in Italy” con Hijab Paradise
Il brand fondato da due ragazze GEN 2 per rispondere alle proprie esigenze di stile.
Hijab Paradise è il nome del marchio fondato da due ragazze di Cesena GEN 2, originarie del Marocco, per sopperire alla mancanza di alternative modest fashion. Ad un paio d’anni dal lancio hanno già raggiunto grandi traguardi, le si trova online e in store in più location, un successo il loro che dimostra l’importanza di creare soluzioni per le esigenze di tutt*. Proprio per questo abbiamo voluto prenderci qualche momento con loro e sapere di più sulle founder e sull’evoluzione del loro brand.
Dietro a Hijab Paradise c’è un duo vero?
“Sì, siamo io Keltoum Kamal Idrissi e Fatiha Mouradi , insieme siamo coofondatrici di Hijab Paradise, un negozio di Modest Fashion presente sia online che fisicamente a Bologna e Cesena.”
Come è nato Hijab Paradise?
K: “Dopo aver fatto tante ricerche per capire la fattibilità dell'idea, Fatiha un giorno mi chiama e mi dice ‘visto che insisti tanto sul Modest Fashion, che ne pensi del nome Hijab Paradise?' e da lì abbiamo iniziato a testare anche l'orecchiabilità dei due termini uniti insieme e ci siamo tanto affezionate.”
Quando avete capito che era il momento giusto per iniziare?
K: “Dopo aver fatto il business plan, e dopo aver parlato e chiesto info burocratiche a tanti esperti, ci siamo guardate e dette che era il momento di cercare il negozio. In questa ricerca ci siamo rese conto che quelle ad avere il pregiudizio fossimo proprio noi, avevamo paura che non ci volessero affittare per via delle origini oppure per il credo, ma in realtà è andata in tutt'altro modo, tutte le persone con cui abbiamo avuto a che fare hanno compreso la nostra idea ed erano assolutamente entusiaste.”
Secondo te perché non lo aveva ancora fatto nessun*?
K: “La comunità musulmana in Italia vive molte problematiche, una delle quali è la nostra autostima come comunità, spesso non ci sentiamo all'altezza e questo ci frena molto. Secondo noi questo è dovuto a quello che la società ci mette in testa ed anche a quello che spesso è il messaggio che i mass media vogliono comunicare. Se oggi si chiede ad un bambino di disegnare un uomo musulmano, come lo rappresenterebbe? non diciamo nemmeno donna perché magari è più semplice con il velo, ma un uomo? Sicuramente lo farà seguendo le direttive con il quale viene condizionato tutti i giorni, e quali sono? Forse ancora non si era visto il potenziale e non credevano nel successo di un progetto di questo genere, d'altronde anche noi abbiamo avuto persone che non credevano nell'idea dal principio, e non ci credevano anche perché a portarla avanti c'erano ragazze, donne, che volevano mettere in luce quello che giovani donne italiane musulmane, potevano fare.”
Quando si parla di imprenditoria in Italia, si sentono più aspetti negativi che positivi, perché avete deciso di crederci lo stesso?
K: “Non è facile, per niente purtroppo, e non lo è nemmeno ora che siamo salite a bordo e che si sta facendo questo percorso, ma siamo mosse da una forte grinta e intento. Il nostro sogno non è fine a Hijab Paradise, ma è il nostro mezzo per gridare sempre piu' forte che la libertà ha diverse sfumature, che ogni donna può scegliere, che non dobbiamo essere sminuite solo perché siamo musulmane, che il velo non è uno strumento di sottomissione di genere, che per i giovani ci può essere ancora futuro, che i musulmani non sono l'ultima ruota del carro e che possono dare tanto. L'economia sta cambiando, le esigenze sono sempre di più diverse e non riguardano solo l'abbigliamento, ma sono ben più estese come ambiti. Tutti i giorni ci ricordiamo di questo, ogni giorno miriamo ad arrivare a questi obiettivi e per questo anche se a volte è difficile, lo sentiamo meno.”
Traguardo più importante raggiunto?
K: “Sicuramente l'apertura della nuova sede e l'ampliamento dell'e-commerce sono state le tappe piu' importanti fino ad ora, ma il sogno continua.”
Credete che “hijab paradise” possa insegnare ai brand mainstream che le collezioni che presentano debbano offrire più opzioni come ad esempio look più modest?
K: “In realtà come tanti studi di economia e marketing ci insegnano, ognuno deve individuare la sua nicchia per poi espandersi, alla fine sono scelte imprenditoriali importanti, forse dobbiamo smettere di aspettare e chiedere agli altri di includere ed iniziare noi stessi a fare questi progetti. Ma questo non riguarda tutti gli ambiti, se parliamo ad esempio di ristorazione, la cosa cambia, perché cambiano tutte le carte in regola dei budget, marketing, risposta all'esigenza ed anche target, in quanto se il ristorante fa indiano, lo può sempre fare con la carne Halal senza escludere i suoi vecchi clienti, mangiatori di carne.”
Come reagiscono le persone quando scoprono che siete imprenditrici?
K: “ Una sfilza di domande come ‘Ma siete serie? Senza aiuti? E tuo paoà? Hai fratelli? Ammetti che sono stati loro ad aiutarvi.’ Sembra che le donne non possano fare nulla senza gli uomini, a maggior ragione se sei musulmana. L'ultimo episodio è stato al controllo passaporti, viaggiando per lavoro, non capivano perché una donna musulmana che porta il velo, si fosse dichiarata in questa categoria (per covid bisogna dichiararlo per esenzioni quarantene ora).”
Come vedete Hijab Paradise tra 5 anni?
K: “Noi abbiamo un piano di lavoro molto a lungo termine, ci sono tante cose che abbiamo predefinito e speriamo di raggiungerle il prima possibile, non vorremmo fare spoiler affrettati, ma ci piacerebbe vedere Hijab Paradise in diverse città e non solo.”
Che consiglio daresti a una giovane imprenditrice?
K: “Credici sempre, ma con una base, se hai un'idea mettila per iscritto, studiala e cerca di analizzarla bene, soprattutto a livello burocratico e di costi. Se il business plan lo fate bene, soprattutto nella parte economica e se l'idea è ancora più positiva e vi crea entusiasmo, allora inizia, senza farti fermare da nessuno. Sappiamo che sembra una frase fatta e ripetuta, ma non farlo con lo scopo esclusivo di 'soldi', perché fallirai, abbi intenzioni più importanti, più umane e di risposta alle esigenze, solo così farai la differenza.”