GEN 2: Gemila
Le difficoltà che ho affrontato e che sto affrontando sono dettate da fattori più interni che esterni. L’accettazione di me stessa e di chi sono sicuramente è stata una delle grandi difficoltà che ho affrontato. Nell’ultimo anno ho scoperto il mondo dell’attivismo rom attraverso cui sono arrivata ad una mia consapevolezza identitaria davvero forte.
Quando è ora di presentarti cosa ti piace raccontare di te?
Mah, per lo più mi presento dicendo: “Ciao, sono Gemila!”
Devo ammettere che non amo molto parlare di me, tendo a definirmi più come una buona ascoltatrice.
Al momento, che cosa occupa la maggior parte del tuo tempo? Studio, lavoro… Raccontaci.
Studio filosofia a Roma ma è da un paio d’anni che alterno lo studio con dei periodi di lavoro, mettendolo un po’ da parte.
Nell’ultimo periodo però sto cercando di riprendere gli studi nella speranza di concludere al più presto.
Quando ti chiedono da dove vieni cosa rispondi?
A questa domanda rispondo che vivo a Roma ma i miei genitori si trovano ad Ascoli Piceno. Questa risposta, ovviamente, non basta mai perché le persone vogliono sapere a tutti costi le mie origini; per anni ho risposto di essere macedone oppure italiana con origini macedoni, ma da poco ho fatto coming out etnico e dire che sono rom non mi mette più a disagio.
Sai perché abbiamo “coniato” il termine GEN 2? Che ne pensi? Ti ci identifichi?
Mi piace molto il termine GEN 2.
Credo che incarni a pieno la fusione delle due culture in cui siamo portati a vivere tutti noi che siamo cresciuti in un paese diverso da quello originario dei nostri genitori.
C’è qualcosa che le persone sbagliano sempre su di te quando ti incontrano per la prima volta?
Sbagliano spesso il mio nome, considerando che si scrive con la D ma si legge con la G.
Sono Gemila, ma sui miei documenti c’è scritto Demila e questo è sempre stato abbastanza destabilizzante, soprattutto nel periodo della scuola.
In passato, hai mai subito discriminazioni dovute alla tue origini? In che modo hai reagito e come reagiresti oggi?
A scuola ho subito discriminazioni, soprattutto perché nella mia classe ero l’unica ad avere origini straniere e vivevo in un paese piccolissimo nelle Marche.
Ero molto molto timida e mi vergognavo per cui non ho mai effettivamente reagito. Crescendo, fortunatamente, le cose sono cambiate ed ora come ora, sicuramente, non avrei paura a reagire alle discriminazioni.
Ci siamo fatti un po’ gli affari tuoi e abbiamo visto il tuo profilo Instagram dedicato al disegno. Cosa ti ha spinto a condividere la tua arte online?
Disegnare mi permette di sfogarmi quando sono sopraffatta dalle emozioni. Mi aiuta ad esprimere ciò che ho dentro che, spesso, non riesco sempre a tirar fuori con le parole.
È una forma terapeutica che mi consente di essere consapevole di ciò che mi accade a livello personale, ma anche di tutto ciò che mi circonda. La parte di condividerlo online è ancora in fase di sviluppo e non ho un piano ben definito. Disegno nel mio diario e condivido i disegni che mi sento di condividere con tutti.
In generale, quali difficoltà hai incontrato/stai incontrando nel tuo percorso come GEN 2?
Devo ammettere che le difficoltà che ho affrontato e che sto affrontando sono dettate da fattori più interni che esterni. L’accettazione di me stessa e di chi sono sicuramente è stata una delle grandi sfide che ho affrontato.
Nell’ultimo anno ho scoperto il mondo dell’attivismo rom, attraverso cui sono arrivata ad una mia consapevolezza identitaria davvero forte. È stato difficile arrivare a questo punto perché ero convinta che le culture in cui ero immersa fossero troppo contrastanti fra di loro per convivere insieme; oggi però sento che queste difficoltà non sono più così insormontabili come credevo fossero all’inizio di questo mio percorso.
Sfide e difficoltà a parte, di cosa vai più fier*?
Sono molto contenta di partecipare al progetto dell’attivista Ivana Nikolic che riguarda uno spettacolo teatrale sul coming out etnico; è speciale per me perché attraverso questa esperienza ho sviluppato un fortissimo orgoglio identitario.
Sono fiera di come sto riuscendo ad accettare la mia identità, slegandola dai vari stereotipi, anche attraverso un processo di decostruzione intersezionale. Questo mi permette di fondere tutte le parti di me stessa: la cultura balcanica dei miei genitori, l’essere italiana, il far parte della comunità queer ed anche di quella rom.
Come ti vedi tra 5 anni? Ci sono progetti e sogni nel cassetto? Facci uno spoiler…
Onestamente, non so dove e cosa farò tra 5 anni.
Non mi piace fare programmi a lungo termine, preferisco di gran lunga seguire e cavalcare l’onda: la vita si presenta spesso con nuove opportunità interessanti e non si sa mai cosa può succedere. C’è così tanto da vedere e da scoprire nel mondo! Io sono davvero molto curiosa ed aperta a conoscere ed abbracciare tutte queste nuove possibilità!