We Made In Italy: Kathleen Magpantay

Mi chiamo Kathleen Magpantay, ma tutti mi chiamano Kath. Ho iniziato con “Art by Kat” ma poi ho deciso di chiamarlo con il mio nome. La mia arte è parte di me, è un mio modo di esprimermi, e per questo motivo l’ho identificata con il mio stesso nome. Si tratta di un business di arte, che consiste in dipinti, stampe e arte digitale, che ho cominciato a Milano.

Come è nato il tuo business Kathleen Magpantay”?

È cominciato tutto durante la pandemia. 

Penso sia stato un periodo, per la maggior parte di noi, per riscoprire i propri hobby e le proprie passioni mentre eravamo rinchiusi dentro le nostre case. Stavo cercando qualcosa per tenermi impegnata, e ho riscoperto la mia creatività tramite un progetto che ho deciso di intraprendere con Save the Children per raccogliere fondi, tramite commissioni di disegni digitali, per poter sostenere l’istruzione online per i bambini nelle comunità emarginate, senza internet e senza computer, in alcune regioni delle Filippine, e questo mi ha risvegliato questo desiderio di creare. 

Da lì ho ricominciato a disegnare e a provare a dipingere su tela. Si è trasformato poi nel giro di qualche mese in un vero business, quando ho condiviso la mia prima opera e un mio amico dagli Stati Uniti era deciso ad acquistarlo.

Quando hai capito che era il momento giusto per condividere e vendere le tue opere?

All’inizio avevo condiviso solo per il piacere di postare sui social qualcosa che ho creato. Ho iniziato pubblicando sul mio profilo Facebook e poi, più tardi, ho aperto una vera e propria pagina Instagram dedicata solo alle mie opere. 

Si è trasformato in un vero e proprio business, quando ho condiviso le mie opere sui gruppi Facebook dedicati ai filippini all’estero, dove ho ricevuto tanto sostegno e le persone hanno iniziato a contattarmi su prezzi e sulla possibilità di spedizioni all’estero. Siccome le mie creazioni sono principalmente su tela, ho provato a stampare copie dei miei dipinti e anche delle mie opere digitali. 

Volevo che l’arte diventasse inclusive, permettendo a chiunque di acquistare le mie opere. Inoltre, nella cultura filippina il percorso artistico non è molto incoraggiato, quindi questo era un modo per far vedere alle persone che invece può esserlo.


Quando si parla di imprenditoria in Italia, si sentono più aspetti negativi che positivi. Perché hai deciso di crederci lo stesso?

Questo aspetto devo dire era secondario per me, perché non me l’aspettavo proprio. Ma l’aver iniziato questa avventura mi ha aiutata molto, e mi ha insegnato a creare un’altra fonte di guadagno che ha potuto permettermi di continuare a fare le cose che amo, come dipingere. 

Ovviamente ci sono gli alti e i bassi, ma basta crederci e avere tanta pazienza e tanta motivazione. Poi mi riempie tantissimo il cuore, e mi rende ancora più fiera delle cose che creo. È difficile dare un prezzo poi alle proprie creazioni, ma credo nel loro valore.

Qual è il traguardo più importante raggiunto al momento?

Per il momento, penso che il traguardo più grande sia stato la mia prima partecipazione ad una mostra collettiva di artisti filippini a Milano. Vedere i miei dipinti finalmente appesi a delle pareti, dove sia io che le persone che mi hanno sempre sostenuto abbiamo avuto la possibilità di poterli ammirare in tutta la loro bellezza, mi ha fatto sentire realizzata. 

Vedere anche persone che non conoscevo fermarsi davanti ai miei quadri mi ha fatto proprio sentire ancora più fiera del lavoro che ho fatto. È stata una delle esperienze più belle della mia vita… Non smettevo più di sorridere, e non mi stancavo di raccontare le storie dietro alle mie opere ai visitatori.


Come reagiscono le persone quando scoprono che sei un'imprenditrice ?

Di solito sembrano sorpresi, ma fortunatamente sono circondata da persone che mi sostengono e spingono a fare sempre di più. Ho degli amici dolcissimi, non fanno altro che condividere i miei post sui social per farmi pubblicità. 

Inizialmente i miei genitori, con la mentalità proprio filippina della generazione precedente, avevano paura che mi stessi distraendo dai miei studi o che stessi sprecando tempo e soldi per mantenere questo business, ma ora sono molto coinvolti e sono sempre i primi a condividere le mie opere e a guardarmi incuriositi su cosa sto dipingendo. Penso che l’incertezza spaventi un po’ tutti, ma se non ci provi è già un fallimento. Se non si prova, come ne saremo mai certi?

Qual è stato il percorso dietro alla scelta di rappresentare nella tua arte le donne filippine?

Sono sempre stata un’amante dell’arte. Mi piace visitare musei, sfogliare libri d’arte, disegnare... Questo penso sia proprio dato dal fatto di essere cresciuta in Italia. Fin dalle scuole elementari, ho sempre avuto una materia d’arte dove mi insegnavano le basi del disegno, ridisegnando opere di artisti famosi. Ho sempre studiato arte ma, avendola studiato qui in Italia, è focalizzata sul mondo occidentale. Infatti, mi sono poi innamorata delle isolane di Paul Gauguin, da cui prendo molta ispirazione nello stile artistico. 

Rappresentare la donna filippina non è stata una scelta, ma un bisogno.
Un bisogno di rappresentarla, forte e in tutta la sua bellezza, mettendo in risalto il colore della nostra carnagione - “kayumanggi” (tagalog*: marrone). Purtroppo nelle Filippine, c’è molto colorismo*, gli standard di bellezza sono basati su quelli occidentali che non ci appartengono. Insomma, volevo raggiungere tutte quelle giovani ragazze che si sentono insicure del colore della loro pelle, e tramite l’arte riuscire a fargliela amare. Penso che questa tematica non è solo per le ragazze filippine, anzi è per tutte. Mi ricordo questo momento alla mia prima mostra, dove una ragazza sudamericana mi disse che si sentiva rappresentata anche lei: questo mi ha colpito e mi ha fatto proprio piacere di essere riuscita ad andare oltre il mio intento.

*tagalog: una delle lingue parlate nelle Filippine e tra le più diffuse nel Paese.

*colorismo: una forma di discriminazione e pregiudizio verso le persone con carnagione più scura.



Lotto marzo è alle porte, il tuo lavoro oltre ad essere una lettera damore al tuo Paese di origine è una lettera anche alla rappresentazione. Qual è il tuo messaggio a* giovan* che non si sentono rappresentati?

Sì esatto, è il mio modo di condividere ciò che amo dell’essere filippina - ma come hai detto tu - è anche una lettera alla rappresentazione. È una cosa veramente importante, perché ti fa aumentare l’autostima, ti fa amare ed accettare te stesso. 

A livello pratico, penso che c’è il bisogno di iniziare una conversazione con le persone che ti circondano. Questo è sicuramente il primo passo, e poi chiedersi “Cosa posso fare per sentirmi più rappresentato? Come posso contribuire?”, perché sicuramente ci sono tantissimi altri giovani che provano la stessa cosa, e bisogna farsi sentire. Lavorate sodo verso i vostri obiettivi e siate ispirazione a tutti gli altri giovani là fuori. Sii il primo a compiere il primo passo per sentirti rappresentat*.

Come vedi Kathleen Magpantay” tra 5 anni?

Mostre in giro per il mondo, ma spero veramente di avere la possibilità di fare una “homecoming”, cioè “un ritorno a casa”, e poter condividere le mie opere nel mio Paese di origine. Chissà, magari avrò una galleria o un piccolo studio d’artista tutto per me, sognare non fa mai male!



Per concludere, ci sono progetti in corso o mostre in arrivo? È possibile avere uno spoiler?

Al momento, posso solo dire che sto partecipando a molti concorsi d’arte per espandere le mie conoscenze, i miei contatti, ma soprattutto per incontrare tanti altri artisti e imparare anche da loro. Sicuramente continuerò a dipingere e a continuare la mia serie “Kayumanggi” e aggiungere opere al mio portfolio d’artista.

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In Arte*: Didy