Valentina Diouf e Giada Franco due sport e due atlety

Una pallavolista e una rugbista ci raccontano da vicino cosa vuol dire essere sportive professioniste GEN 2


Per quanto spesso si dica che nel nostro paese amiamo lo sport e lo seguiamo molto, c’è una parte che fatichiamo a vedere o forse ad ammettere: quello che guardiamo quando ci riuniamo, quello per cui si esulta scendendo in strada è tutto sport maschile. Quello femminile invece ha una copertura mediatica a dir poco irrisoria, per non parlare di quelle atlete italiane con origini altrove. Ma come ormai saprete Colory* fa proprio questo, raccontare quello che spesso viene definito come inesistente e oggi per provarvi che nello sport c’è posto per chiunque sia disposta a impegnarsi vi presentiamo Valentina e Giada.

“Sono Valentina Diouf vengo da Milano e sono una pallavolista professionista.”

Quando hai capito che volevi fare l* sportiv*? E perché hai scelto proprio la pallavolo?

VD: “L’ho capito quando avevo circa 13 anni ed è arrivata la prima vera occasione di entrare nel mondo dei professionisti. Ho scelto la pallavolo perché da una parte ho seguito la corrente di pensiero di chi mi stava intorno ero alta quindi perfetta per la pallavolo e dall’altra perché guardavo il cartone animato Mila e Shiro e volevo essere una di loro.

Che cosa ti piace di più dello sport che pratichi?

VD: “Mi piace il fatto che la competizione non trova sfogo nel contatto fisico, ma chi la spunta è quell* che fa il colpo migliore.”

Hai dei momenti in cui senti che non ce la puoi fare? Cosa ti porta a non cedere?

VD: “Ci sono sempre alti e bassi, fa parte della vita di ognuno di noi. Sta a noi far sì che i “bassi” non siano troppo profondi. Ciò in cui mi rifugio è la mia costante ricerca dell’equilibrio, credo fermamente che una mente equilibrata porti a mantenere sempre il senno.”

Qual è stato il tuo più grande riconoscimento da quando hai iniziato?

VD: “Al di là di ciò che ho vinto nella mia carriera sino ad ora, quello che mi rende più soddisfatta è la conquista che quella bambina di 13 anni - che si sentiva così diversa da tutti gli altri - ce l’ha fatta e ha reso una sua peculiarità la sua forza.”

 Qual è il tuo più grande sogno sportivo?

VD: “Una volta erano le olimpiadi, ora è la crescita che posso maturare. Mi piace imparare sempre qualcosa di nuovo.”

Pensi che in Italia il tuo sport riceva l'attenzione mediatica che merita?

VD: “Penso che sia un rapporto a doppio senso, serve un investimento iniziale per far crescere la propria attività e vale lo stesso nel settore della comunicazione.”

 Trovi che sia difficile praticare pallavolo in Italia se appartieni ad una minoranza? Se sì, perché. 

VD: “Non mi piace la parola minoranza però non sono ipocrita, lo sport è bello perché non guarda il colore della pelle o l’ubicazione della nascita ma il talento e la voglia di fare. Purtroppo però resta un discorso generale perché l’ignoranza è ovunque, anche nell’ambito sportivo.

Cosa ti aspetti dalle Federazioni per avvicinare più Italiani appartenenti a minoranze al tuo sport?

VD: “Mi aspetto campagne di sensibilizzazione sulle nuove generazioni, sono loro le persone a cui bisogna parlare perché detengono nelle loro mani il nostro futuro. Sono le nuove generazioni che possono realmente cambiare un pensiero radicato nelle precedenti.”

“Ciao, sono Giada Franco sono nata a Napoli e cresciuta in provincia di Salerno. Al momento sono un’allenatrice, studentessa e rugbista della nazionale italiana.”


Quando hai capito che volevi fare l* sportiv*? E perché hai scelto proprio il rugby?

GF: “In realtà non ci è stato un esatto momento in cui ho capito di voler fare la sportiva, lo sport  ha sempre fatto parte della mia vita e fortunatamente ho trovato il rugby.”


Che cosa ti piace di più dello sport che pratichi?

GF: “La varietà, il rugby è un gioco di potenza, di velocità, di forza ma anche di intelligenza. Ha bisogno di diversi tipi di atleti e comprende un po’ di tutto.”


Hai dei momenti in cui senti che non ce la puoi fare? Cosa ti porta a non cedere?

GF: “Si ci sono tanti momenti impegnativi nella vita di un’atleta, quelli dovuti dagli infortuni per me sono sempre i peggiori. Nei giorni difficili è importante ricordarti il perché hai scelto di seguire questo sport, stringere i denti e considerare che va bene sentirsi giù ogni tanto.”


Qual è stato il tuo più grande riconoscimento da quando hai iniziato?

GF: “Ci sono tanti riconoscimenti che mi hanno davvero inorgoglito però quello di riuscire a vincere uno scudetto con il club e raggiungere la qualificazione al mondiale con la nazionale sono tra i più significativi.”

Qual è il tuo più grande sogno sportivo?

 GF: “partecipare alla prossima coppa del mondo in Nuova Zelanda o magari vincere un 6 nazioni.”

Pensi che in Italia il tuo sport riceva l'attenzione mediatica che merita?

GF: “Purtroppo no, credo che nel nostro paese il rugby sia davvero troppo poco seguito mediaticamente.”


Trovi che sia difficile praticare rugby in Italia se appartieni ad una minoranza? Se sì, perché. 

GF: “Fortunatamente penso che il rugby sia uno sport molto inclusivo ed integrativo, ma, nonostante ciò, credo che si possa fare sempre meglio, ad esempio far conoscere il rugby anche in quegli ambienti in cui ci sono ‘gruppi’ di minoranze.”


Cosa ti aspetti dalle Federazioni per avvicinare più Italiani appartenenti a minoranze al tuo sport?

GF: “Mi aspetto che continui a sensibilizzare tutta la popolazione sull'importanza dell’integrazione ed inoltre che si creino numerose iniziative o progetti su cui ci sia un supporto pratico oltre che teorico.”



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In Arte: Michelle Perera

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